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Farsi fotografare? Nessuna paura, solo splendore e spontaneità!

Con la sua semplicità e simpatia è riuscito a far rompere la timidezza sia a noi sposi che ai nostri invitati. Chi l’avrebbe mai detto che ci saremmo divertiti a farci fotografare? (★★★★★ Jacopo e Ilaria)

Per il nostro matrimonio eravamo alla ricerca di un fotografo che non fosse “un peso”, che non fosse “foto forzate”, che non fosse “il fotografo sono io e ti dico quello che devi fare”. Le nostre dovevano essere foto vere, foto spontanee nate per caso nel giorno più bello della nostra vita. Con Mirko quel giorno era come avere un amico in più che ci scattava delle foto.  (★★★★★ Stefano e Fabiola)

La prima sfida degli sposi: stare al centro dell’attenzione

Provare un discorso di fronte allo specchio e parlare in pubblico. Canticchiare sotto la doccia o esibirsi su un palcoscenico. Provare un abito nel camerino o sfilare in passerella.

Si sa, sapere che qualcuno ci osserva, sentire lo sguardo degli altri puntato su di noi, essere al centro dell’attenzione, può metterci profondamente in imbarazzo. E’ così anche quando ci si trova davanti ad un obiettivo fotografico, soprattutto se questo avviene in un giorno già così carico di attese, di emozioni, di aspettative come il giorno del matrimonio. Quel mix di tensione, felicità, trepidazione, uniti al timore di non venire bene in foto, al disagio di sentirsi osservati da parenti, amici, fioraio, parrucchiere, fotografo, estetista… possono dare un risultato devastante: foto finte, in cui si percepisce più lo sforzo di sembrare-belli-e-sorridere-nonostante-l’emozione che non l’autenticità di un giorno così speciale come quello del matrimonio. 

Mi è capitato tante volte: ho incontrato sposi così tesi per i dettagli logistici della festa, per la paura che qualcosa andasse storto, per il timore che le foto venissero male, che, alla fine, sono stati proprio loro gli unici a non godersi la giornata.

Lo sguardo del fotografo

E invece, gli sposi sono i protagonisti: è il loro giorno speciale, quello che hanno desiderato, atteso, preparato con cura e devono poterlo vivere felici, sereni, tranquilli, sapendo che quelli che li circondano non sono sguardi indagatori, ma sono gli occhi di persone che li amano e condividono la loro gioia.

E l’occhio del fotografo è il primo a doverli guardare in questo modo: il fotografo è un po’ il regista della giornata, quello che guiderà i tempi della festa, quello che coglierà tutti i dettagli e, di tutti i presenti, sarà quello che passerà più tempo con gli sposi, dal momento dei preparativi del mattino fino ai balli serali e al taglio della torta. 

Ecco perché il fotografo deve essere, innanzitutto, un alleato.

Empatia, intesa, spontaneità: il metodo RealWed

E’ proprio questo quello che faccio grazie al metodo RealWed, l’unico che parte non dalla semplice tecnica fotografica, ma che permette di creare una vera e propria empatia con i miei sposi. Un rapporto che si costruisce fin dai primi incontri, che si rafforza con il servizio prematrimoniale e che il giorno del matrimonio ci consente di muoverci in perfetta sintonia.

 Tu e il tuo fidanzato sarete sicuri di voi, perfettamente a vostro agio, tranquilli e sereni, sia con gli ospiti che con me. Non avrete paure e imbarazzi, ma potrete esprimere la vostra gioia e la vostra emozione con naturalezza e semplicità e il vostro servizio fotografico sarà non la semplice cronologia della giornata, ma un racconto autentico, pieno di vita, sincero: parlerà di voi e di nessun altro, perché quelle fotografie avranno saputo cogliere le caratteristiche uniche del vostro amore, della vostra storia, i dettagli della festa, gli aspetti unici dei vostri caratteri, delle vostre vite, delle vostre famiglie, degli amici che condividono la gioia di quel giorno.

Ecco perché il racconto fotografico realizzato col metodo RealWed, grazie alla semplicità e schiettezza di un rapporto costruito nel tempo tra voi e me, è realmente unico e speciale: perché ogni coppia è diversa, inimitabile e merita di essere raccontata nel suo essere irripetibile e bellissima.

Vuoi anche tu evitare la paura di essere fotografato il giorno del tuo matrimonio?

Matrimonio d’Autunno? Una scelta intelligente

Sono tanti i simboli e le leggende per i quali i fiori d’arancio sono associati al matrimonio. Di certo sono i fiori che sbocciano in primavera, stagione che, insieme all’estate, è quella che più spesso viene scelta per i matrimoni. 

Ma siete proprio sicuri che siano davvero le uniche stagioni adatte ad un matrimonio? Avete mai pensato all’autunno?

Tante volte il matrimonio in autunno viene percepito come una seconda scelta e spesso raccolgo la preoccupazione delle future spose che si interrogano sul risultato finale di una foto autunnale. Sarà troppo buia? Cupa? Triste?

La stagione giusta, una scelta raffinata

E, invece, il matrimonio in autunno può essere una scelta elegante, raffinata e piena di sorprese e può riservare agli sposi tanti vantaggi, non ultimo quello di avere fotografie davvero magiche. Penso ai colori meravigliosi della natura, penso alle atmosfere suggestive, ad un clima più mite, che risparmierà agli sposi e agli invitati il caldo torrido di alcune giornate estive. 

La luce, la grande protagonista

Ma procediamo con ordine. E iniziamo con la grande protagonista di qualsiasi bella fotografia: la luce. La convinzione comune è che la luce estiva sia migliore, perché il sole è più forte, le giornate sono più lunghe e c’è una maggiore probabilità che il tempo sia bello. La verità è che la luce dolce e dorata dell’autunno, l’inclinazione dei raggi del sole, il riflesso sulle foglie rosse, gialle, ocra creano una magia unica. D’altronde, la storia della fotografia ce ne dà conferma: i più famosi fotografi paesaggisti hanno scattato alcune delle loro foto migliori in autunno e in inverno, perché, incredibile ma vero, la luce dell’estate non solo non è la più bella, ma, anzi, è la più difficile da gestire e la più “pericolosa”. 

Perché? Il sole è alto nel cielo, la luce è accecante, i raggi, soprattutto nelle ore centrali della giornata, scendono perpendicolari sulla terra, creando ombre taglienti e nette, accentuando ogni imperfezione del volto e impedendo di tenere gli occhi aperti e rilassati. Quante volte nelle foto estive teniamo gli occhi chiusi e strizzati? 

La natura, il clima, il paesaggio: gli alleati della festa

E ancora: se è vero che in estate si è più sicuri di avere bel tempo (anche se il rischio dei temporali, ahimé, c’è sempre), anche in una giornata di sole spesso c’è foschia a causa dell’umidità e dell’alta temperatura. In autunno, invece, il cielo può essere limpido e nitido come non mai, l’aria tersa e luminosa e i tramonti hanno colori forti, intensi, di grande impatto.

 

E poi, pensate ai paesaggi: la natura in estate vive la sua pienezza, ma, spesso, la vegetazione soffre per il caldo e la siccità. In autunno, invece, gli alberi si vestono di colori caldi, il giallo, il rosso, l’arancio trasformano le foglie e riflettono la luce del sole donandole nuove vibrazioni. Pensate alla bellezza delle vigne, ai colori ramati dei faggi, alla tavolozza di colori che non finiscono mai di sorprenderci. 

Le giornate, poi, sono più brevi e il tramonto, con la sua luce unica, arriverà prima e questo consentirà agli sposi di fare delle splendide foto con la luce del crepuscolo senza doversi allontanare dai loro ospiti rinunciando ad una parte della festa. 

Un clima più mite, una luce più dolce, un paesaggio dai colori più caldi: tutto si svolgerà in un’atmosfera più rilassata; i visi, nelle fotografie, saranno più distesi, senza né occhiaie né occhi strizzati; la natura ci donerà una scenografia con colori caldi, romantici, delicati, di grande impatto. 

Perciò, viva il matrimonio d’autunno: una scelta raffinata, elegante, tutta da scoprire!

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Un solo obiettivo: lasciarsi guardare.

Quando decidi di farti realizzare un servizio fotografico di matrimonio la condizione implicita è: accettare di lasciarsi guardare! Non semplicemente essere visti, ma osservati. Scrutati, studiati, analizzati.
Ma non è facile. C’è sempre una piccola grande barriera di timidezza, di pudore, di timore.
Il fotografo dietro l’obiettivo della sua macchina fotografica esamina, scruta, indaga, alla ricerca di qualcosa: un dettaglio, un piccolo particolare. Esplora.

L’intera sessione fotografica si traduce così in una volontà di contatto con il soggetto, nell’attesa del momento esatto in cui le barriere cadono.
È quello il momento in cui il fotografo, se dotato della giusta attenzione e sensibilità e se non vuole limitarsi ad uno scatto qualsiasi, sa di poter vedere oltre le apparenze e fotografare l’essenza stessa della persona che ha di fronte.
Chi viene fotografato, dovrebbe accettare di lasciarsi guardare, dimenticarsi di essere di fronte all’obiettivo, essere spontaneo, rilassarsi e non pensare al risultato, ma godersi il momento e divertirsi. Ma questo non è un passo facile. Del resto, affidare alle mani di un estraneo la propria immagine non è cosa da poco.

Come si supera la timidezza dinanzi alla macchina fotografica?

La fiducia è un punto centrale del rapporto che si instaura con il fotografo: non si basa solo sul suo portfolio e sulle sue capacità tecniche, ma su quell’alchimia necessaria a far sì che ci si senta liberi di potersi affidare a lui senza riserve.

Quella magia, si chiama empatia, dal greco “εμπαθεία”: en- “dentro” e –pátheia “sofferenza o sentimento”.
È la capacità di stabilire un contatto profondo col soggetto, che permette di entrare in sintonia con lui, “mettendosi nei suoi panni”, vedendo con i suoi occhi, ascoltando con le sue orecchie, sentendo con il suo cuore.
Un legame mente con mente, anima con anima, che permette al fotografo di saper leggere le emozioni e comprendere in modo immediato lo stato d’animo di chi ha dinanzi al suo obiettivo, facendolo sentire a suo agio.

L’interazione tra fotografo e soggetto, durante un matrimonio, non è solo uno scambio reciproco in cui il fotografo concede il suo tempo e il soggetto la sua immagine: le loro due vite si incrociano, si arricchiscono reciprocamente e trovano una sorta di sintonia da cui nasce il racconto fotografico.

Il reportage di matrimonio è un lavoro collaborativo in cui c’è comprensione e intesa, partecipazione e condivisione, complicità e collaborazione. Un percorso, alla fine del quale ci sarà il racconto di quel bellissimo giorno e di tutte le emozioni che lo hanno accompagnato.

È questo delicatissimo equilibrio che fa la differenza tra una fotografia ben fatta, ma sterile e asettica, e un racconto coinvolgente, che, grazie alle emozioni vissute insieme e alla lettura che ne ha dato il fotografo, dona nuova luce ed è capace di rivelare l’anima più vera del soggetto che si è lasciato guardare e fotografare.

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Emozioni DOP

Non so se sia stato il fascino del vintage, un po’ di nostalgia, la voglia di riutilizzare un oggetto a cui sono legati tanti ricordi o, molto più banalmente, la voglia di rimettere un po’ di ordine in soffitta. Ma, dopo anni, ho rimesso in funzione il mio vecchio giradischi. L’ho spolverato, l’ho collegato all’impianto stereo, ho sostituito la puntina, et voilà: signori, ecco a voi “la” musica. Quella che ti emoziona, che ti entra dentro, quella calda e viva, che sa di concretezza perché basta un granello di polvere a far cambiare il suono.

È quella musica che ascolti solo dopo quel pizzico di fatica e di precisione che richiede un giradischi: un vinile da maneggiare con cura, la pulizia accurata di tutti gli elementi, la puntina da posizionare con attenzione, la velocità del piatto da selezionare.
Niente a che vedere con la musica digitale, con gli mp3, con l’universo di canzoni che possiamo ascoltare con un semplice telefonino, portando facilmente con noi una quantità enorme di brani musicali, da sentire ovunque, in qualsiasi momento e senza sforzo. Una soluzione tecnicamente perfetta, ma fredda, incapace di trasmettere le stesse emozioni ed atmosfere di un vinile.

È così anche per le fotografie. La tecnologia, oggi, ci consente di fare cose inimmaginabili fino a pochi anni fa. Se basta un cellulare a scattare fotografie bellissime, figuriamoci cosa può fare un fotografo professionista, con anni di studio e di esperienza alle spalle e un’attrezzatura all’avanguardia.
Eppure esperienza, studio, macchina fotografica non bastano. Perché non bastano foto tecnicamente perfette, non bastano immagini nitide, non bastano effetti speciali aggiunti in post produzione. Agli sposi non serve un album impeccabile e freddo, che potrebbe essere uguale a quello di mille altre coppie o uguale ad un qualsiasi servizio fotografico su un giornale di moda dedicato al tema del matrimonio.
Agli sposi serve qualcuno che racconti proprio la loro storia. Quella che è nata dal loro primo incontro, dal primo bacio, dai loro litigi, dal loro saper fare pace, dal primo appuntamento, dal loro imparare a volersi bene. Quella nella quale, pian piano, sono entrate le famiglie e gli amici. Quella unica e irripetibile, quella che vincerà ogni difficoltà, quella splendida e più bella di tutte le altre, quella che li ha portati a volersi dire “sì” per sempre.

È questo che il fotografo dovrà saper raccontare.

Non un album fotografico patinato, perfetto ma freddo, ma un album vero, unico, irripetibile, che sappia catapultare in un universo di ricordi, di bellezza, di emozioni. Un album vero, che può nascere solo se gli sposi saranno entrati in sintonia con il fotografo, avranno iniziato a vedere in lui non un semplice fornitore, ma quasi un amico, con cui aprirsi e raccontarsi, con cui tirar fuori il meglio di sé, con cui sentirsi a proprio agio e raccontare emozioni, ansie, paure, sogni, ricordi.
È questo il metodo “RealWed”: non solo tecnica fotografica, non solo l’utilizzo di attrezzatura professionale all’avanguardia, non solo precisione. Il racconto del vostro giorno speciale sarà nutrito dall’empatia che avremo creato, dal rapporto che avremo costruito fin dal nostro primo incontro e che ci avrà permesso di conoscerci ed entrare in sintonia. Perché, molto più della tecnica, contano le persone, contano i rapporti, conta il feeling e la voglia di entrare in sintonia e raccontarsi in maniera autentica.
Solo così le foto del vostro matrimonio saranno uniche, solo così racconteranno il vostro amore in maniera sincera e genuina, solo così l’album sarà non solo tecnicamente perfetto, ma avrà quel guizzo di vita e di autenticità, quel carico di emozioni unico capace di risvegliare mille ricordi e di far battere il cuore.

Proprio come quel disco in vinile, in cui tutto, anche un granello di polvere, è prezioso e ricco di vita.

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Effetto Manichino

Come sarà l’album fotografico del nostro matrimonio? Saremo belli e spontanei? Sembrerò troppo bassa-grassa-alta-magra? Riusciremo a coprire le prime rughette che, ahimé, già si vedono? Tutti gli sposi che incontro in studio prima del loro matrimonio hanno mille preoccupazioni sul servizio fotografico. Sanno che le fotografie del loro matrimonio saranno una testimonianza importantissima delle emozioni vissute quel giorno.

Non sempre però le fotografie soddisfano le aspettative di chi viene fotografato: secondo un recente studio, il 78% delle coppie che si sono sposate tra il 2016 e il 2018 è scontenta delle foto del loro matrimonio. Anche quelle che si sono affidate a professionisti hanno qualche delusione e non perché il fotografo non sia riuscito a mascherare e correggere qualche difettuccio, ma perché le emozioni fotografate mancano di spontaneità.
Spesso gli sposi non sono soddisfatti delle espressioni che appaiono sui loro volti il giorno del loro matrimonio. Sono espressioni che, agli stessi sposi, appaiono poco realistiche e incapaci di rispecchiare e raccontare lo stato d’animo di quel giorno e le emozioni vissute.
La verità è che il giorno del matrimonio gli sposi sono sommersi da una grande quantità di emozioni: gioia perché il gran giorno è arrivato, un pizzico di paura per il grande passo che stanno per compiere, felicità nell’avere intorno familiari e amici, ansia perché tutto deve essere perfetto. E in più, la stanchezza dei preparativi e, forse, qualche notte insonne. È un vortice di emozioni che non è facile gestire.
E poiché il viso, lo sguardo, il corpo rispecchiano quello che c’è nell’anima, ecco fotografie con sorrisi tirati e stanchi, a volte un po’ forzati, espressioni solo fintamente serene, ma dietro alle quali si intravede un cuore che batte a mille, un respiro un po’ affannato, ansia e felicità che si danno il cambio in continuazione e camminano di pari passo. Per gli sposi non è facile sentirsi a proprio agio e troppe volte il fotografo non è di grande aiuto perché si limita a indicare in quale posa mettersi, sotto quale luce, con quale espressione e tutto finisce lì. Ne vengono fuori fotografie senza anima, finte, che non raccontano le emozioni vissute dagli sposi in quel momento e che, nel tempo, non sapranno suscitare i ricordi e le gioie del giorno più bello.

Come fare quindi ad avere fotografie pienamente spontanee che rispecchiano il reale stato emotivo degli sposi quando vengono fotografati il giorno del matrimonio?

Utilizzando il Metodo RealWed, che elimina totalmente quel senso di imbarazzo che assale i poco avvezzi a posare davanti ad un obiettivo fotografico, facendo emergere emozioni vere e spontanee. Il metodo RealWed permette di creare una vera sintonia con gli sposi e con le loro famiglie, riuscendo a far emergere tutta la verità e la concretezza dei loro sentimenti. È grazie all’empatia creata con gli sposi, attraverso l’utilizzo del Metodo RealWed, che il racconto della storia d’amore sarà autentico e vivo.

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Il Metodo Realwed

Ti è mai capitato di provare a scattarti un selfie o a farti fare una fotografia riproducendo esattamente la stessa posa e lo stesso sorriso di quella modella bellissima che avevi visto sulla copertina del giornale di moda? Lei è stupenda, incantevole, seducente in una posa naturale, morbida e armoniosa
Tu invece artificiale e statica come se fossi bloccata dal colpo della strega. E dire che è la stessa identica posizione. Lo sfondo è simile, ti sei sistemata i capelli, truccata con attenzione, hai anche tirato indietro quel filo di pancetta e scelto il tuo lato migliore. Ma niente. La tua fotografia non emana la stessa naturalezza e spontaneità emotiva. Cosa c’è che non va? Perché la differenza tra le due fotografie è così evidente?

Non è quel filo di pancetta, né tantomeno quel brufoletto che il correttore non è riuscito a coprire totalmente. È semplicemente il fatto che in quella fotografia hai tentato di imitare qualcun altro lasciando da parte te stessa.

Il rischio è che questo possa accadere anche il giorno del tuo matrimonio.

Indosserete abiti decisamente diversi da quelli di ogni giorno, eleganti, bellissimi, impegnativi. Avrete parrucchiere, barbiere, estetista a vostra completa disposizione. Tutto ruoterà intorno a voi. Sarete i protagonisti, vi troverete al centro del palcoscenico, con un “pubblico” che non farà che guardarvi, dovrete seguire il “protocollo” di una giornata intensa e lunghissima.
E, il rischio, è quello di ritrovarvi a recitare la parte degli sposi perfetti e, di fatto, ad essere imprigionati nel ruolo, senza riuscire a far venir fuori nulla di ciò che siete davvero.

E così potrebbe essere anche per le tue fotografie perché stare davanti all’obiettivo di un fotografo è cosa ben diversa dal farsi un selfie con gli amici. Sei la protagonistia assoluti dello scatto. Potreste avere davanti a voi un tizio che avete visto si e no una volta per concordare il preventivo e che ora piomba in camera vostra mentre vi state vestendo, piazza flash e luci varie, e comincia a darvi una serie di comandi da eseguire con attenzione e precisione perché già si sta facendo tardi e l’ora di inizio della cerimonia si avvicina: guarda qui, guarda lì, sorridi, avvicinati alla finestra, guarda mamma, guarda papà, guarda me. E mentre voi vorreste avere un momento per pensare, riordinare le idee e dire a voi stessi “ma io davvero mi sto sposando, che gioia”, il perfetto sconosciuto, come nulla fosse, continuerà a richiamare la vostra attenzione sulla realtà e sulla serie di guarda lì–guarda qui-guarda me–guarda su-guarda giù che, ad un certo punto, vi trasformeranno in un automa e vi faranno perdere di vista le cose essenziali. Le foto saranno magari perfette tecnicamente, ma in quelle foto non ci sarete voi. Quelle foto non parleranno di voi e soprattutto non racconteranno le vostre emozioni.

Il Metodo Real Wed

Una delle spose che ho fotografato, rivedendo l’album, mi ha scritto: “Mirko, io detesto le foto di profilo, ma nelle tue mi piaccio! Quindi… è proprio merito tuo”.
Con Ilaria e suo marito Jacopo abbiamo costruito una grande sintonia che li ha resi completamente a loro agio durante lo shooting fotografico. Si sono aperti e lasciati trasportare dal mio metodo di lavoro e così ho potuto catturare la spontaneità delle loro emozioni e dare forma al racconto del loro matrimonio con fotografie “speciali”.

Questo è possibile solo cambiando l’approccio alla fotografia di matrimonio lavorando sull’aspetto umano, sulla relazione, sulla conoscenza tra fotografo e sposi.

Attraverso il metodo RealWed è possibile fotografare le emozioni autentiche del matrimonio eliminando totalmente quel senso di imbarazzo che fa sentire gli sposi impacciati e nervosi restituendo un racconto fotografico con spettacolari fotografie spontanee.

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Quando essere se stessi diventa un problema

“Shyness is nice, and shyness can stop you from doing all the things in life you’d like to” (La timidezza è carina, ma la timidezza può fermarti dal fare tutte le cose che ti piacerebbe fare nella vita), cantavano The Smiths nella loro memorabile Ask del 1987.

Una delle maggiori difficoltà degli sposi il giorno del loro matrimonio è quella di riuscire a farsi fotografare in attimi di piena spontaneità espressiva che testimonino le emozioni che stanno vivendo. Perché è così difficile? Proprio per la paura di non riuscirci.

L’ansia e la paura di non riuscire ad essere se stessi prendono il sopravvento perché sentirsi osservati, inquadrati, guardati è qualcosa che invade la sfera della riservatezza e del pudore, che tocca la parte più intima della persona. È normale provare un senso di timidezza… un disagio, un imbarazzo, misto a soggezione.

A questo si aggiunge la paura di non essere all’altezza. In un mondo dove apparire perfetti sembra avere la massima importanza, è facile non sentirsi abbastanza: non abbastanza belli, non abbastanza magri, muscolosi, abbronzati, sorridenti, in forma. Non si è soddisfatti della propria immagine e ci si vergogna. La paura di non essere fotogenici, o di essere giudicati dagli altri, richiama un costante ‘sentirsi imperfetti’, inadatti.

Ma non è tutto.

Può esserci una paura più profonda: quella di essere “messi a nudo” e di essere svelati per come si è davvero. È il timore di vedersi con gli occhi degli altri e di trovare forse smentita l’immagine che ognuno ha di se stesso.

Fotogenici si diventa.

Una bella fotografia di ritratto non è una “oggettiva” documentazione della fisicità di una persona, ma deve rivelare la sua personale e unica bellezza. Fotogenici si diventa: quello che davvero conta è lasciar trasparire qualcosa di sé da uno sguardo, da un gesto istintivo. Un’emozione, un piccolissimo spiraglio dell’anima. Per far questo, però, bisogna sentirsi accolti e immersi in un clima di fiducia. Per questo è importante affidarsi alla sensibilità di un fotografo capace di capirvi, capace di guardarvi e farvi guardare con uno sguardo diverso, in grado di cogliere la vostra bellezza più autentica. Che non è la perfezione artificiale delle pubblicità o delle foto sulle copertine delle riviste, ma è la parte più vera di noi. Farsi fotografare con questi criteri diventa un punto di partenza per conoscersi e assumere consapevolezza di sé e delle proprie potenzialità. L’esperienza della fotografia di matrimonio diventa così un momento di esplorazione e di analisi, un atto di indagine, in cui mettere a nudo se stessi per scoprire una lettura diversa di sé. Le immagini finali diventeranno tracce di un momento unico: un giorno da protagonisti, in cui imparare a vedersi diversi, superare l’imbarazzo, scoprirsi migliori e, al tempo stesso, veri.

Ti svelo un segreto, si chiama empatia.

Abbiamo aperto questo articolo con una citazione e lo chiudiamo con una definizione: “Empatìa: in psicologia, in generale, la capacità di comprendere lo stato d’animo e la situazione emotiva di un’altra persona, in modo immediato, prevalentemente senza ricorso alla comunicazione verbale” [Treccani]. È proprio l’empatia uno degli elementi più importanti della fotografia di matrimonio ed alla base del metodo Realwed. Quando fotografo metto al primo posto le persone e le relazioni personali. Le ascolto, imparo a conoscerle, condivido la loro storia, le loro paure, la loro gioia. Condivido con gli sposi e con le loro famiglie un pezzetto di strada, quello che conduce al giorno del sì. E in questo clima di amicizia, di affiatamento si creano le basi di un rapporto empatico, di fiducia, di conoscenza reciproca che permette agli sposi di essere rilassati e naturali anche di fronte all’obiettivo della macchina fotografica e di riscoprirsi belli, felici, veri.

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Se non ci fosse l’ansia…

Una telefonata come tante, ma diversa da tutte le altre. “Amore stasera fatti bella… ti porto a cena fuori!”. E così ti prepari per una serata insieme al tuo lui. Il trucco, la manicure, l’arricciacapelli, quel profumo un po’ speciale, un vestito nuovo, che hai scelto con cura e tenuto nell’armadio per qualche bella occasione. Gli orecchini luccicanti, un bracciale che tintinna e… voilà, lui ti aspetta sotto casa (magari già da un quarto d’ora), ma finalmente sei pronta.

E poi, quella che doveva essere “solo” una serata speciale, si trasforma in una serata che cambia la vita. All’improvviso, durante la cena, quando meno te lo aspetti, lui, con un sorriso sornione ed emozionato, tira fuori una scatolina, la apre e dice “Amore, mi vuoi sposare?”.

Non ti è ben chiaro se sia tutto vero o sia un film. Se quel ragazzo un po’ teso che ti trovi davanti, e che stasera si è messo anche giacca e cravatta, è lo stesso che hai conosciuto quando eravate ancora adolescenti, quello che ti ha fatto battere il cuore e girare la testa, quello che ogni tanto ti fa arrabbiare e che sceglie la partita di calcetto con gli amici invece di uscire con te, quello che si dimentica i compleanni e che invece, stasera, ha indossato l’abito del principe azzurro.

E la risposta non può che essere un “sì” pieno di entusiasmo, di gioia, di gratitudine.

Da quel “sì”, da quella cena, da quella serata romantica, inizia un periodo bello, unico, travolgente: la preparazione del matrimonio.

All’improvviso ti troverai a dover pensare a mille cose: i fiori, l’abito, il ristorante, le partecipazioni, gli inviti, la disposizione dei tavoli, la musica, le scarpe, il trucco, la pettinatura, i testimoni, le bomboniere. Forse molte cose ce l’hai già in mente, come in un film che hai visto e sognato mille volte.

Nella vostra testa e nei vostri cuori si inizia a scrivere la sceneggiatura di quella magnifica giornata e più si entra nel vivo dei preparativi, più cresce l’emozione. Ma anche la tensione. Andrà tutto bene? Piacerà il mio abito? Sarà troppo lontano il ristorante che abbiamo scelto? E se dovesse piovere? Abbiamo invitato proprio tutti o abbiamo dimenticato qualcuno? Dovremo forse aggiungere una portata al menu? E faccio proprio bene a sposarmi? E che farò quando lui va a calcetto?
La paure riguarderanno i piccoli dettagli e la grande scelta che per state per fare. Sarete forse tesi, in ansia, spaventati, qualche volta non riuscirete a dormire o a concentrarvi sul lavoro, perché sarete immersi in pensieri, sogni, aspettative, check list di cose da fare. Vivrete costantemente sospesi tra la paura che quel giorno arrivi troppo in fretta e l’impazienza di dire il vostro sì.
Ma tutto questo è normale. E’ quello che vivono tutti gli sposi e tutte le spose. Preparare il matrimonio è una cosa bellissima, difficile, gratificante. Ma non siete soli. Non siete solo voi due ad organizzare. Avete i vostri genitori, i vostri amici, tante persone che vi supportano. E potete avere anche un aiutante speciale, a cui f